Evasione fi scale: parlano di manette e fanno i condoni
«Quota 100 non è una riforma delle pensioni, è una piccola controriforma a fini elettorali con cui per tre anni si prevedono eccezioni rispetto alla riforma del 2011. Del resto la corsa ad usufruirne di cui parlava Matteo Salvini non c’è stata perché le persone sono più sagge dei ministri e dopo che hanno fatto i calcoli hanno capito che non gli conveniva. È stato un grosso errore che ha drenato risorse che invece avrebbero dovuto essere più utilmente impiegate altrove ma ritengo sarebbe sbagliato da un punto di vista sociale smantellarla del tutto. Con Quota 100 si è voluto alzare lo scalpo, peccato che a rimetterci per questo storture del sistema pensionistico saranno i giovani»: Elsa Fornero è stata ministro del Lavoro nel governo Monti (dal novembre 2011 all’aprile 2013), ha insegnato economia politica all’università di Torino e ha fatto parte della commissione di esperti della World Bank. È intervenuta a Modena a un’iniziativa del Crisme, centro di ricerche socioeconomiche della locale università, diretto da Graziano Pini. Domanda. È arrivata l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa? Risposta. «Tra le cose spiacevoli di quel periodo di governo vi furono gli insulti di Beppe Grillo, noi stavamo facendo un servizio al paese e lui ci lanciava contro accuse infamanti. Non ho nessuna stima per lui, è arrivato a chiedere che nell’attuale governo vi fossero dei tecnici dopo che gridava contro il nostro governo dei professoroni, infischiandosene del fatto che eravamo stati chiamati a salvare il paese, sull’orlo del baratro, con giornali economici e premi Nobel che ci davano per spacciati. E smettiamola di parlare di complotti o di favori ad Angela Merkel, ci trovammo di fronte a una prima asta di titoli pubblici col rischio che non ci fossero compratori e quindi di non avere i soldi per andare avanti, non saremmo riusciti nemmeno a pagare stipendi e pensioni pubbliche. Riuscimmo in qualche modo a bloccare la valanga e in pochi ci hanno ringraziato». D. Eppure si rimprovera qualcosa? R. Ci andrei più cauta a concedere la mia fi ducia. Col tempo ho compreso che alcune persone del ministero a cui avevo dato fi ducia non se la meritavano. Poi una riforma come quella che impostai avrebbe avuto bisogno di dialogo con le parti sociali e di essere spiegata ai cittadini. Ma fu fatta in 20 giorni perché eravamo in emergenza e non c’è stato il tempo: di questa mancanza di dialogo mi rammarico. C’è da aggiungere che il nostro paese è più abituato alle promesse elettorali che alla verità e con gli slogan che si sentono in giro è diffi cile fare capire che il sistema pensionistico non è sostenibile se la popolazione invecchia e i giovani non lavorano. Salvini nei suoi comizi esalta Quota 100 e attacca la mia riforma ma non nomina mai la parola: demografi a. Così alletta le classi più anziane, che sono quelle ormai più numerose e che più votano, e poco gli importa se ne usciranno penalizzate le classi più giovani. Intanto si prende i voti, poi si vedrà. Ma lo sa che oggi vi sono circa 45 mila persone tra i 100 e i 110 anni a fronte di una natalità assai scarsa? D. Perché non ammette che un passo falso sugli esodati c’è stato? R. Arrivata al ministero mi sono sorpresa, non c’erano i numeri su cui lavorare. Venne fatto circolare in modo tendenzioso il dato di 370 mila esodati, in realtà, largheggiando, non si è arrivati a 160 mila. Lavorare in queste condizioni non è stato facile. D. Non solo le pensioni. Anche il welfare non può continuare a essere un buco nero per la fi nanza pubblica. Come renderlo sostenibile? R. Da ministro introdussi due giorni di congedo obbligatorio per i neopapà. Perché due giorni? Perché il costo era di 20 milioni al giorno e non c’erano soldi per fare di più. Oggi leggo che la ministra propone dieci giorni obbligatori, peccato che non dica dove prendere le risorse, comodo lanciare promesse senza indicare dove tagliare o dove mettere nuove tasse. Il tutto, mentre non si investe sui giovani e quel poco che si fa avviene in modo sbagliato perché si tende a offrire garanzie mentre bisognerebbe dargli opportunità, in modo che non siano costretti ad emigrare. D. Se è per questo emigrano anche i pensionati. Per esempio in Portogallo, dove le trattenute sulla pensione sono assai inferiori. R. Ritengo che se qualcuno vuole stabilirsi altrove lo deve poter fare; però accettando tutto di quel paese, le tasse ma anche, per esempio, l’assistenza sanitaria. Non trovo giusto che uno vada in Portogallo per pagare meno tasse ma per curarsi torni in Italia a spese del servizio sanitario nazionale. Su questo aspetto sarebbe utile e giusto intervenire. D. Se le chiedo una rifl essione scegliendo due parole su tutte: sostenibilità e trasparenza? R. Con Greta Thunberg, siamo tutti preoccupati della sostenibilità ambientale. Bene. Ma non vedo la stessa preoccupazione sulla sostenibilità del sistema del welfare e pensionistico e il disequilibrio avrà ripercussioni enormi sulla società. La trasparenza è invece il vero antidoto contro i privilegi. Infatti quando abbiamo messo mano alla riforma è stata fatta un’operazione-trasparenza e affrontato le situazioni anomale. Per esempio i vitalizi ai politici li abbiamo aboliti noi, dal 1° gennaio 2012 non esistono più. Quello che ha fatto il primo governo Conte è stato solamente dare retroattività al provvedimento, che io non feci per evitare ricorsi e contenziosi, anche costosi, che infatti si stanno verifi cando. D. Ritiene giusto l’accento di questo governo alla lotta all’evasione? R. Anche noi ci eravamo impegnati su questo fronte ma c’è stato un fuoco di fi la indegno. La Guardia di Finanza è andata a Cortina e non c’è stata indignazione perché la gente pagava in contanti e in nero e non c’erano gli scontrini fi scali ma perché si facevano i controlli. Poi è andata in Sardegna a verifi care gli yacht e ci siamo sentiti dire che ammazzavamo la cantieristica. Chi critica i controlli non può poi inalberarsi per l’evasione. Così come i condoni, che adesso vengono spacciati per pace fiscale e continuano. Sono l’opposto di una seria politica fi scale antievasione. Insomma, è inutile parlare di manette e poi fare i condoni. D. Come vede l’attuale situazione politica? R. L’Italia è in declino da 25 anni. Bisognerebbe smetterla di guardare alle elezioni di domani, spostare ingenti risorse sui giovani, cioè sulla loro istruzione e sulle loro opportunità. Se qualche politico lo spiegasse per bene sono convinta che gran parte del paese, stanco di questa situazione, lo seguirebbe.
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